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Nei giorni del contagio il mondo in preghiera davanti all’Uomo dei dolori

11 aprile 2020

sindone 2020

“Dio onnipotente ed eterno dal quale tutto l’universo riceve l’energia, l’esistenza e la vita, noi veniamo a te per invocare la tua misericordia, poiché oggi sperimentiamo ancora la fragilità della condizione umana nell’esperienza di questa pandemia virale”. La venerazione straordinaria della Sindone, guidata da Mons. Cesare Nosiglia, Arcivescovo di Torino e Custode Pontificio del Telo, nel Sabato Santo – 11 aprile – del 2020, è stato un tempo di preghiera a Dio nella contemplazione dell’icona che così bene raffigura la Passione e morte di Cristo, come narrata nei Vangeli e che, secondo tradizione ha avvolto il corpo di Gesù nel sepolcro.

Promosso dalla Commissione Diocesana per la Sindone e organizzata dall’Ufficio per la Pastorale dei Giovani e dei Ragazzi, con il sostegno di Città di Torino, Regione Piemonte, di Rai 3 e della media agency Eventum, il pomeriggio di devozione è stato rilanciato dal Centro Televisivo Vaticano e dalle Tv e dalle pagine social di tutto il mondo, prima fra tutte la pagina Facebook Sindone 2020.



Non certo prima ostensione televisiva – se ne rammenta quella del 1973, voluta dal Cardinale Pellegrino e quella del 2013, andata in onda sempre nel sabato santo e dedicata in particolare ai malati e ai giovani – questa solenne preghiera del Sabato Santo è stata però la prima social della storia, fruibile in tutto il mondo con qualsiasi dispositivo: pc, tablet, smartphone. Ed è stato quindi soprattutto un momento di ascolto, confronto e condivisione, con oltre un milione e mezzo di collegamenti alle pagine Facebook, e milioni su twitter e sui canali youtube da tutti gli angoli della terra.

Tutto questo ha consentito durante e dopo l’intervento dell’Arcivescovo di dare spazio ai commenti tra gli utenti della diretta. Di dare voce alla comunità del mondo che con gli occhi contemplava il Telo e in raccoglimento seguiva la preghiera.

E’ stato questo con la Sindone un appuntamento tanto più necessario per un’umanità smarrita dal contagio, con le famiglie chiuse nelle proprie case e con le chiese vuote proprio in occasione della Pasqua. Un incontro con la figura martoriata dell’Uomo dei dolori tanto più calzante nei giorni bui in cui la pandemia ha gettato il mondo. E tuttavia un’occasione di speranza: la stessa a cui invita il volto sereno impresso sul Lino, ad ammonire che il dolore si vince con l’amore, che dopo la morte si può rinascere, più forti di prima.

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