Mostra sul libro sindonico a Pompei
12 maggio 2018

Oggetto di devozione e di venerazione, la Sindone è da sempre fonte di ispirazione per artisti e anche scrittori. Anzi proprio i libri sono stati mezzi di diffusione della sua conoscenza, formidabili strumenti di riflessione sul suo messaggio e sui suoi misteri.
I libri sulla Sindone – dai più antichi, di carattere religioso, ai più recenti in massima parte scientifici – sono protagonisti della mostra Il libro sindonico, in programma a Pompei, presso la Casa del Pellegrino – in piazza Bartolo Longo 1 – da lunedì 14 a venerdì 18 maggio (orario: 10-13). A promuovere la rassegna la Delegazione Italia del Sud e Sicilia del Centro Internazionale di Sindonologia, che mette in mostra oltre cento titoli, opere che vogliono costituire un invito per i visitatori di accostarsi al Lenzuolo e ai suoi misteri attraverso la lettura.
L’inaugurazione ufficiale la mattina di sabato 12 maggio ha richiamato centinaia di persone. Tra loro anche due classi di studenti del liceo. A introdurre l’incontro è stato chiamato Franco Gallo, Presidente del Consiglio Comunale della Città di Pompei; quindi i saluti del Sindaco della città, Pietro Amitrano. Le conclusioni sono state affidate a Mons. Tommaso Caputo, Arcivescovo Prelato di Pompei. Presente anche il Direttore del Centro Internazionale di Sindonologia, Gian Maria Zaccone, storico, che ha infatti parlato del libro sindonico nei secoli.
“Centinaia sono i libri che autori di ogni levatura hanno dedicato al Lenzuolo conservato a Torino – considera Zaccone – Solo tra il Cinquecento e il Seicento oltre 400 testi hanno trattato, parlato o anche solo citato la Sindone. Si tratta di manuali, libri di storia, omelie e panegirici”.
Ma è dopo la prima fotografia della Sindone, a opera di Secondo Pia, nel 1898, che s’impone sulla scena la letteratura scientifica. “Ancora oggi è per molti versi prevalente – prosegue Zaccone – Sono opere di valore diverso, che per la maggior parte affrontano il problema della cosiddetta autenticità, cioè della possibilità che, come vuole la tradizione, il Lenzuolo abbia avvolto il corpo di Gesù nel sepolcro e, dunque, ne conservi l’immagine”.
Nel trascorrere del tempo il libro è sicuramente stato il più incisivo metodo per diffondere la conoscenza della Sindone. “Ma quanto più importa – sottolinea Zaccone – è che, divulgativi o scientifici, i libri si sono dovuti confrontare con la realtà di Cristo”. I motivi sono evidenti: “Quella figura impressa sul Lenzuolo rimanda con immediatezza e concretezza alla vicenda del Dio fatto Uomo. Perché la Sindone, come disse San Giovanni Paolo II, è specchio del Vangelo”.