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Il prof. Zaccone storico della Sindone a Palazzo Madama

8 ottobre 2018

giuseppe ghiberti

Immagine e anche reliquia, la Sindone ha attraversato la storia cambiando il destino degli uomini di fede e di potere. Di tutto ciò ha parlato il Direttore del Centro Internazionale di Sindonologia e storico della pietà popolare, prof. Gianmaria Zaccone nel corso della conferenza che lo studioso ha tenuto lunedì 8 ottobre a Palazzo Madama, nel quadro di un programma a completamento della mostra “La Sindone e la sua immagine”. “Utile ai fini della mostra chiarire che cosa è la Sindone e che cosa ha rappresentato per l’umanità – ha esordito Zaccone, che della mostra è stato consulente – Le immagini che s’incontreranno lungo il percorso espositivo acquisiranno in questa prospettiva un oggettivo valore storico oltre che estetico. Perché conoscere la Sindone è anche apprezzarne le immagini con occhi diversi”.

Specchio fedele della passione e morte di Cristo, “la Sindone è innanzitutto una provocazione per il credente come per il laico, posta lungo i percorsi della storia perché gli uomini vi si confrontino”, osserva il prof Gianmaria Zaccone. Quattro metri e 40 di lunghezza per uno e 13 di larghezza, la Sindone è il lenzuolo che secondo tradizione avrebbe avvolto il corpo di Gesù dopo la deposizione dalla Croce. “Sin dalla sua comparsa in Francia a metà del ‘300, questo Telo ha scatenato un’infinità di interrogativi sulla sua origine, prima ancora che sulla sua “autenticità”; non a caso è l’oggetto più studiato al mondo – prosegue lo studioso – Le straordinarie corrispondenze con il racconto dei Vangeli ne fanno in primo luogo un documento di assoluta centralità spirituale e pastorale.”

Zaccone ritiene che la Sindone perderebbe di senso e valore senza lo sguardo degli uomini, per cui è stata infatti lasciata. “La Sindone è stata – provvidenzialmente per il credente – posta sul cammino della storia perché gli uomini si confrontino con essa. La guardino, perché è oggetto da guardare con gli occhi del corpo e contemplare con quelli della mente. Senza gli uomini la Sindone non è in grado di esistere nella sua complessità e completezza. D’altra parte la Sindone non sarebbe nulla se non fosse “lo specchio del Vangelo – secondo la felice espressione utilizzata da San Giovanni Paolo II nel 1998 – quindi se non fosse riferimento straordinario a Cristo”. Oggetto di imprescindibile valenza religiosa, la Sindone rappresenta quindi per il credente un piccolo, ma non insignificante frammento del disegno provvidenziale di salvezza.

Tradizionalmente la storia della Sindone viene divisa in due grandi periodi. Lo spartiacque è tracciato alla metà del Trecento, quando la Sindone compare in Francia, mentre il periodo precedente è connotato dalla mancanza di documenti sistematici sulla sua presenza. Ma il prof. Zaccone propugna una tesi diversa, legata appunto al rapporto della Sindone con gli uomini. “Approfondendo gli studi mi sono sempre più convito che la Sindone ha storicamente avuto un ruolo nello sviluppo della pietà verso il mistero dell’umanità di Cristo. Immagine e reliquia di Cristo nel momento culminante del mistero dell’incarnazione, il Telo partecipa della storia della devozione, come segno cardinale di fede. Essa ha attraversato epoche, culture, crisi senza mai smettere di avere un significato, di farsi leva di pietà. E questo rende palese al credente quel disegno provvidenziale dell’esistenza della Sindone”.

Secondo Zaccone il valore simbolico della Sindone è addirittura superiore a quello della Croce. Prende a prestito per spiegare la sua convinzione prende a prestito una frase di Monsignor Agaffino Solaro di Moretta, vescovo di Fossano nel primo ventennio del Seicento e di cui lui è il massimo studioso. “Solaro di Moretta usava dire che la Croce riceve un uomo vivo e lo restituisce morto. La Sindone invece accoglie un corpo privo di vita e ce lo dà risorto. Ecco. Ed è questo il suo messaggio di salvezza.”

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